9 giugno 2019, Circuito Gilles Villeneuve, Montréal. Una data scolpita nella storia della Formula 1 non per un sorpasso epico, ma per una decisione controversa che scatenò caos, polemiche e un gesto iconico di ribellione. Sebastian Vettel, in pole position dopo un giro da antologia, sembrava destinato a spezzare il digiuno di vittorie della Ferrari. Invece, un errore al lap 48 e una penalità di 5 secondi trasformarono il suo trionfo in rabbia pura.
La Bomba a Orologeria: L’Errore e la Penalità
Con Hamilton incollato alla sua scia, Vettel perde il controllo alla curva 3, sbanda e taglia l’erba, rientrando in pista alla curva 4. Nel tentativo di mantenere la posizione, stringe Hamilton contro il muro. Lewis reagisce: “È rientrato pericolosamente!”. I commissari (tra cui l’ex pilota Emanuele Pirro) impiegano 9 giri per decidere: 5 secondi di penalità per “rientro insicuro”. La motivazione ufficiale:
“La vettura #5 ha lasciato la pista alla curva 3, rientrando in modo non sicuro e costringendo la vettura #44 a uscire. Hamilton ha dovuto prendere azione evasiva per evitare la collisione”
Per Vettel è un tradimento: “Mi stavano rubando la gara!” urla via radio. “Dove diavolo dovevo andare? Siete ciechi!”.
Il Teatro del Parc Fermé: Il Cartello che Parlò al Mondo
La gara finisce con Vettel primo sul traguardo, ma secondo in classifica. È qui che accade l’impensabile:
- Rifiuta le interviste e si rifugia nell’hospitality Ferrari.
- Torna verso il podio tra gli applausi, ma nota i cartelli delle posizioni.
- Afferra il “#1” di Hamilton e lo scambia col “#2” della sua Ferrari, posizionandolo davanti alla Mercedes.
Un atto di protesta silenziosa e potentissima, diventato virale in minuti. Sul podio, difende Hamilton dai fischi: “Non fischiate lui, ma queste decisioni ridicole!”
Reazioni a Catena: Il Mondiale si Spacca in Due
I Pro-Vettel:
- Mika Häkkinen: “Avrei fatto lo stesso! La F1 deve lasciar correre i piloti”.
- David Coulthard: “Dov’è finita la gara? Penalizziamo l’emozione!”.
- Jackie Stewart: “Errore sì, ma non intenzionale. Penalità ingiusta”.
I Pro-Penalty:
- Nico Rosberg: “Vettel poteva lasciare spazio. Il gesto post-gara è stato irrispettoso”.
- Toto Wolff: “I commissari sono professionisti. La decisione va rispettata”.
Anche Hamilton ammise: “Al suo posto avrei fatto uguale”, ma difese la penalità.
L’Eredità: Una Ferita Non Rimarginata
Quel giorno cambiò tutto:
- Ferrari presentò ricorso, ma la FIA lo respinse: “Nessuna prova nuova rilevante”.
- Vettel sprofondò in una crisi psicologica. Secondo Ted Kravitz, Montréal fu “uno spartiacque”: da lì, Leclerc divenne l’astro della Ferrari.
- Emanuele Pirro rivelò anni dopo: “Quell’episodio mi cambiò la vita. I social mi sommersero di insulti”.
Perché Ancora Ne Parliamo?
Quel cartello scambiato non fu solo un gesto di rabbia. Fu un grido contro la iper-regolamentazione dello sport. Vettel stesso sintetizzò:
“Amo le corse dei tempi eroici. Oggi abbiamo troppe regole. Bruciamo le carte!”.
In una F1 che cerca di bilanciare sicurezza e spettacolo, Montréal 2019 resta un monito: quando la lettera del regolamento schiaccia lo spirito della gara, anche un cartello può diventare un simbolo.